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a guardarlo. Se avesse potuto sfogarsi contro di lui! Ma la vendetta gli avrebbe forse divelto l’amore dal seno?

Intanto la donna gentile era sospesa tra la vita e la morte. La scienza di Guido la teneva in vita, senza salvarla, senza allontanarla d’un passo dall’orlo pauroso del nulla.

Fu questo dolente spettacolo quotidiano che rafforzò nell’anima tribolata di Laurenti il più generoso consiglio: rimanere al suo posto, contenderla con ogni sua possa alla morte, o morire con lei. Questa specie di patto, di compromesso tra il suo dolore e il dovere, valse a calmarlo, e, mostrandogli la morte come una uscita aperta nel fondo, a farlo rimanere, tranquillo in apparenza e sereno, presso la povera donna.

La malattia della signora Argellani, fatta più grave dalla ricaduta, non era di quelle che inchiodano la loro vittima sul letto. V’erano giorni ch’ella stava alzata e scendeva anche in giardino; ma lo sfinimento era manifesto, e riusciva più doloroso a vedersi, in quanto che si scorgeva la bellissima donna attendere tranquillamente a tutte le consuetudini della vita.

Un giorno, con dolce violenza, egli l’aveva condotta a diporto in capo alla prateria, vicino alla conserva delle piante esotiche. Là seduta, ella stava guardando in aria, senza fare parola.