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rispetti lo schiavo della materia; essa è già la forma eterna, il weibliches Wesen del dottor Fausto, la diva degli antichi. Anchise che fu innalzato al talamo di Venere, Peleo che ottenne in maritaggio da Giove la più bella delle sue oceanine nipoti, non sono più a’ tempi nostri invenzioni mitologiche. Il mondo appare a prima giunta più materiale, ed è in quella vece dieci cotanti più poetico di prima. Si soffre per l’amore, perchè l’amore si è immedesimato nella vita. È egli vero che noi diventiamo più deboli, più infermicci, diventando più civili? Le armature degli avi ci opprimono col loro peso, nè più verremmo a capo di tendere l’arco di Ulisse. Per contro, un dardo che a’ tempi andati vellicava la cute, oggi ci entra nelle carni e ne uccide. L’amore è una malattia. Chi lo avrebbe mai detto ad Ippocrate?

Guido Laurenti era infermo da senno. Come fu uscito dalla casa Argellani e si ridusse nella sua camera, pianse a guisa d’un bambino, ma le lagrime non valsero a sollevarlo. Il suo caso era grave. Se la signora Luisa fosse stata una donna leggiera, la quale avesse stuzzicato l’amor suo per farsene giuoco di poi, egli avrebbe potuto odiarla tre mesi e disprezzarla per tutto il rimanente della sua vita. Questi odii e questi dispregi, anco sragionati (poi-