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mente la mano. — Cominciavo a chetarmi, a dimenticare. Ma la fatalità mi perseguita; il passato mi uccide. Adesso, Ella sa il mio segreto, signor Laurenti, e sa perchè non ho più nessun desiderio di vivere.

XIII.

L’amore è una triste cosa, e sto per dire una delle più gravi malattie dei tempi odierni. Non già che fosse sconosciuto agli antichi, chè sarebbe dir troppo; ma ogni lettore assennato vorrà ammettere che quella passione, rozza forma dell’istinto, passò per molte e molte filiere lungo il corso dei secoli, innanzi di affinarsi a quel modo che oggi si nota, e di aguzzarsi tanto, da penetrar nelle carni a guisa di pugnale.

Le svariate e progressive forme della educazione umana hanno temperato, mutato ogni cosa, e l’amore anzi tutto. L’uomo primitivo, colui che s’innoltrava nella boscaglia armato di una accetta di selce, non sentì altro nel cuore che la voce confusa dello istinto brutale. La donna non gli fu data da santità di connubio, ma dal furto, dalla rapina, e il giorno delle nozze non fu celebrato da geniali conviti, nè da canto