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Il colpo che la signora Argellani aveva ricevuto, lo aveva sentito pur egli, ed era stato così poderoso che egli ne era rimasto a prima giunta sbalordito, senza aver tempo nè modo a pensarvi, senza misurare nemmanco la grandezza del dolore. Certo il colpo non gli dovea tornar nuovo; chè, intelligente com’era, il suo nemico e’ lo aveva indovinato fin da principio. Le prime impressioni sono sempre le più giuste. Più tardi la sua perspicacia, esercitata nel vuoto, s’era smarrita. Alcune considerazioni sulla malattia dell’Argellani, voluta derivare dalla negazione anzi che dalla prepotenza dell’amore, lo avevano addormentato, ed egli era a mezzo del più bel sogno che uomo potesse far mai, quando la voce stridula della signora Perrotti era venuta improvvisamente a svegliarlo.
E’ fu un brutto ridestarsi pel povero Guido; il suo castello di carte, tirato su con tanta costanza, con tanto affetto, era crollato ad un soffio. E bisognoso egli stesso di aiuto e di conforto, aiutava e consolava la inferma, la quale lo ringraziava delle sue cure, delle sue consolazioni, con parole fatte per tribolarlo di più, per cacciare più profondamente il verrettone nella ferita.
— È inutile, è inutile ogni cosa! — gli aveva ella detto, porgendogli amichevol-