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«V’hanno di tali cose che non si può, non si ardisce, non si dee dirle a voce. Ma pensateci un tratto voi stesso e poi giudicate. Poteva io operare diverso con voi? Potevate voi fraintendermi a quel modo? Io, povera donna abbandonata da tutti, dovevo andare incontro alle vostre mezze confessioni? La passione di un gentiluomo par vostro, so di meritarla; ma un giorno sarebbe pure venuto che voi avreste pensato a quello stato di cose nel quale vi eravate per la prima volta imbattuto in me, e Luisa non poteva correre il risico dei vostri pentimenti.

«Ecco perchè ho riconquistato il mondo, innanzi di dirvi una parola, o di udirne una simigliante da voi. Ho veduto molti a’ miei piedi, e vi giuro che ad ottenere cotesto non mi bisognarono lusinghe. Direte che fu vanità, o non crederete piuttosto che la dignità mia voleva così?

«Intanto, vedete quello che ho fatto. Quel regno che mi tornava in balìa, io l’ho rispinto, non esso me. Io esco regina, regina per tutti, salvo per voi che avete voluto vedermi ginocchioni, udire la mia confessione, in quella che io avrei avuto il compenso di molti patimenti ad udire la vostra. Ora tutti sanno che sono partita da Genova, dove non tornerò. Ho annunziato che andavo a Firenze, dove non mi troveranno di certo. Che importa a me? Vo a vivere una vita nuova, e per viverla debbo dimenticare affatto la prima.»


Una vita nuova! Dove? La lettera non diceva altro, si fermava a quel punto.

Guido non intendeva nulla di quel mistero. La confessione di quella divina lo aveva commosso per modo che non sapeva