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baloccarsi più oltre, e scesa la scala a precipizio, disparve nel vano della boccaporta.

Laurenti avea la febbre addosso. Che cosa era scritto in quella lettera! Che fatalità pesava su lui, da farlo partire senza che il Giacomo si ricordasse di dargli quel foglio, nel quale certamente v’era la sua vita o la sua morte?

Così pensando, rimase inchiodato sul sedile, ansante, sgomentito, ad aspettare che il Giacomo tornasse. Questi venne finalmente venne con aria contrita, il manigoldo, tenendo la lettera tra le mani.

Guido gliela strappò dalle dita; ma come l’ebbe afferata, non gli diè l’anima di rompere tosto il suggello. Guardò il cielo con atto disperato, come per accusarlo, nella piena del suo dolore, di quel calice d’amarezza ch’egli era forse sul punto di bere; quindi, scuotendo il capo, aperse la lettera e lesse:


«Guido,

«Bisognerà dunque cadervi a’ piedi e gridar mercè? Voi temete di porre a risico la vostra dignità, parlando; e quando parlate, siete già lontano, come se aveste paura dell’effetto delle vostre parole.

«Vi amo; vi ho sempre amato, fin da quel giorno che mi avete condotta al camposanto, o per dire più veramente, egli fu in quel giorno che mi accorsi di amarvi. Che? credete voi forse che alla margheritina io dimandassi soltanto se sarei risanata?