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— Ah, ora che ci penso...... ma in verità non ardisco parlarne...... Si figuri Vossignoria che ho fatto la più grande bestialità del mondo, e bisogna che Ella me la perdoni.
— Che cosa? — gridò Laurenti turbato.
— Vede? Vossignoria si riscalda già il sangue.
— Ma che cosa, in nome di Dio, che cosa? — incalzò Guido spazientito, il quale indovinava che nell’errore del Giacomo si trattava della donna gentile.
— Vossignoria mi perdonerà? ripetè il Giacomo.
— Sì, sì, vi perdono. La fatalità mi perseguita, ed io non darò cagione a voi dei colpi ch’ella mi avventa. Suvvia, dite, che cosa avete fatto di male?...
— Ecco! avevo una lettera fin da ieri mattina, per consegnarla a Vossignoria; ma Ella è stata sempre fuori; alla sera poi tutti que’ bravi signori, amici di Vossignoria, mi hanno fatto alzare il gomito un po’ troppo. Lo sciampagna non è acqua.... ed io, oltre a quello che mi mettevano nel bicchiere, ho trincato anche quello che Vossignoria non voleva mai bere.
— Giacomo, non mi tenete in aria coi vostri racconti! Quella lettera.....
— L’ho giù nel camerino, e se Vossignoria la vuole.
— Se la voglio! Andate, correte a pigliarla!
L’accento di Guido era cosiffattamente imperativo, che il Giacomo no istette a