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— E la sua casa, chi ne avrà cura?

— Oh per questo la ci ha il suo notaio, un fior di galantuomo.....

— Chi è costui?

— Il signor Marinasco; non lo conosce Vossignoria?

— Sì, un’ottima persona davvero! E poichè mi fate ricordare che debbo andare da un notaro per certe faccende, mi recherò appunto da lui. —

Un’ora dopo, Laurenti entrava nello studio del notaro Marinasco, a fare un atto di donazione della sua casa.

Il notaro fu un tal poco maravigliato quando udì il nome del donatario.

— Questo ragazzo è nato vestito, — mormorò egli tra i denti. — E’ non avrà neanco a piatire coi vicini di sotto, per ragion di confini. —

Io spero che l’avveduto lettore avrà capito la cagione di questa maraviglia del notaro, e perchè borbottasse di confini, e di ragazzi che nascevano vestiti.

Fu triste, assai triste, l’ultima notte che Laurenti passò nella solitaria dimora. La sua anima sconsolata, posta nel giorno a continua tortura dalla fretta degli apprestamenti e da tutte le altre cure della partenza, era caduta in una specie di rilassatezza, nella quale c’entrava anco per molto la prolungata insonnia di quei giorni, così tristamente fecondi d’ogni maniera di dolori.

Scese a passeggiare in giardino. La notte, stellata, azzurra, trasparente, sembrava irridere colla sua imperturbabile calma alle