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Ripose nel suo luogo il mazzolino, mentre le lacrime gli innondavano le guancie, e recatosi allo scrittoio, cominciò una lettera per quella donna da cui voleva accomiatarsi senza pure vederla.


«Luisa,

«Vi ho amato; ho sognato. Vi amo ancora, ma il mio sogno s’è dileguato ed ho scorto la dolorosa verità. Povero stolto, che volevo risanar gli altri, e sono caduto infermo io medesimo! Ma io porterò la pena dell’errore; amate, siate felice, io mi allontanerò dagli occhi vostri per sempre.

«Non vengo a prender commiato da voi; chè non potrei vedervi contenta e sorridente a fianco del Percy, dell’uomo che riamate, e per contro mi riuscirebbe troppo gran peso il mesto addio, consigliato al vostro cuore da una sterile pietà....»


Qui Laurenti si fermò per rileggere lo scritto; ma com’ebbe scorso il foglio, gittò la penna con atto di sdegno, e fece la carta in pezzi.

— Che Percy! Debbo io scrivere quel nome? E debbo mandare una lettera che la faccia ridere di compassione? Scriviamone un’altra, e il cuore si tenga in disparte. —


«Signora,

«Il bisogno di provvedere alle cose mie per un viaggio così lontano come ebbi l’onore di annunziarle, non mi consente di venire a rassegnarle gli atti del mio profondo ossequio, siccome sarebbe debito insieme e desiderio per me. Poi, debbo dirle ogni cosa? Si prova rammarico a dipartirsi dagli amici, a il commiato è sempre un doloroso momento per tutti. Non si è buoni medici, senza affezionarsi un pochino ai clienti; non si è veduta una gen-