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roseo, irradiate di splendori, opera tutta dell’amore di un artefice affettuoso. Ed egli allora, che non ha fatto nulla per voi, che non ha sudato all’opera, che non vi ha neppure guardato quando giacevate smorte e dimesse, egli allora si fa innanzi sollecito, si pone fra il disgraziato artefice e voi, si piglia egli la luce, si beve egli il calore.

«Ed io ho studiato tanto, senza sapere tutto ciò? Povero uomo, suda sui libri, rapisci i segreti alla terra ed al cielo! Ma che dico io di libri? E l’esperienza dolorosa del passato! Mio povero cuore, viscere smemorato che sei, o non ti valse a nulla aver patito gli aspri tormenti una volta? Tu sei ricaduto stupidamente nell’inganno; hai soffocato nel tuo profondo il primo suono di quella corda già offesa da un antico strappo, la quale avrebbe potuto con le sue stridule vibrazioni dare il segnale d’allarme alla ragione dormente. Va; se non fosse che Laurenti non dee morire pel signor Percy, saprei soffocarti ben io in una violenta affollata, in una mareggiata improvvisa di sangue».

Così pensando, si tolse dal vano della finestra, ov’era rimasto fino a quel punto; corse allo stipo, e aperto un cassettino, ne cavò una boccetta che gittò sdegnosamente a terra. Il cristallo si ruppe, e quelle poche goccie di liquore che v’erano rinchiuse, spruzzarono il pavimento.