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solo il duca di Marana rimase tranquillo ad aspettare la comparsa del nuovo venuto.
Dopo dieci secondi, che bastarono a Percy e alla signora Argellani per ricomporsi, ma non già per avvedersi scambievolmente del loro turbamento, Laurenti apparve sull’uscio. Egli era pallido come la morte, severo nel portamento, accigliato nel viso, sicchè non parve più a Luisa quello di prima. E invero egli non era più quel Laurenti che col suo Virgilio tra mani si avanzava modesto pel sentieruolo della villa verso l’albero di pino, a’ piedi del quale ella stava seduta; non era più quel Laurenti che le diceva un inno di amore cogli occhi, innanzi di volgerle la prima parola.
Questo mutamento vide Luisa nella occhiata fuggevole che volse a lui, mentre egli entrava con passo misurato nel salotto, volgendosi al canapè sul quale ella stava seduta. In quel viso sparuto, in quegli occhi affondati nelle orbite, ella lesse il lavorìo distruttore di un lungo soliloquio. L’amore, con tutti i suoi patimenti, con tutte le sue collere, trapelava da quel volto e da quegli sguardi severi.
E frattanto dovergli sorridere, come al più spensierato, al più gaio de’ suoi visitatori! E frattanto dovergli rivolgere una di quelle parole in cui non si potesse indovinare l’accento della pietà, sorella del-