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pur sembrato dicevole allontanarsi da lei con un po’ di rispetto alle convenienze sociali; ed erano i più famigliari. Ella stessa, dal canto suo, s’era lasciata andar giù, aiutando in tal guisa l’oblio dell’universale. Percy l’aveva abbandonata; che le importava del rimanente? Ferita nel cuore, ella si lasciava morire, e dimenticare innanzi d’esser morta, ma non odiava, non disprezzava nessuno; la sua maggior vendetta era stata quella di mettere nell’albo il ritratto del Percy accanto a quello della marchesa Bianca. Atto puerile forse, ma indizio d’anima nobile. E così ridotta allo stremo, si appartò dal mondo, siccome il mondo si appartava da lei. Se non che ella era inferma, morente, e la sua generosa noncuranza non iscusava punto l’oblio di quella gente tra la quale era vissuta, alla quale aveva dato i più belli anni della sua giovinezza.

Cotesto farà intendere ai lettori che spero benevoli al mio racconto, come il vederla risanata, rientrar d’improvviso in iscena, riuscisse a molti peggiore di una mazzata fra capo e collo, e in taluni destasse come una ansiosa curiosità, in tal’altri il rimorso.

Tra questi ultimi più colpevole e più fieramente combattuto il Percy; al quale la sua apparizione gelò il sangue nelle vene come se fosse stata la testa di Me-