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Guido la seguitò lungamente cogli occhi; contò ogni sassolino che i suoi piedi calpestavano; poi la vide sparire tra le magnolie e gli allori.

Poco dopo la signora Luisa, anche la luce del giorno se ne andò via.

Ma non se ne andò Laurenti, il quale non si addiede nemmanco della notte sopraggiunta. Per lui, il muraglione, la prateria, l’aria tuttaquanta, erano rischiarate da una striscia luminosa, come la luce elettrica, via lattea spiccata dal cielo e distesa lunghesso il sentieruolo sabbioso.

O non era stata quella una gran giornata di sole per l’anima sua? Quante cose in un giorno! E come l’aria, rischiarata dal passaggio della bellissima donna, doveva essere popolata d’immagini graziose, di dolci speranze e di promesse arcane!

Luisa! Bel nome! Egli lo sapeva finalmente, e stava con fanciullesca cura a pronunziarlo, non come si fa a Genova, ma scandendolo in tre sillabe: Lu-i-sa, e sibilando un tal poco l’esse, alla maniera toscana.

E’ non era un nome strano, di quelli che certi capi scarichi impongono alle bambine, per dare importanza di eroine da romanzo