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— Gli è un bravo e bel giovinetto — disse la rosa di Torino. — Io non rifinisco mai di guardarlo, e certo il primo bottone ch’io farò, vuole rassomigliargli di molto.

— Badate, madonna! e’ riuscirà troppo pallido.

— Ah, sì, gli è un giovine malinconico e sempre sovra pensieri.....

— Avete veduto — interruppe il garofano, — che cosa faceva egli quest’oggi?

— Che cosa?

— O non avete notato quell’arnese che si recava spesso davanti agli occhi, e che teneva qui sul murello, vicino al mio vaso, per averlo sempre sotto la mano?

— Sì, sì, un coso con due buchi lucidi, che devono esser fatti per guardare da lunge. E’ lo alzava e lo abbassava ad ogni tratto, sempre nella direzione del giardino di sotto.

— Benissimo, ma usando sempre la precauzione di mettersi dietro le vostre foglie, o dietro le mie.

— Che cosa vorrà dire, vicino?

— Chi sa? Certo non lo avrà fatto per guardare il tempo.

— Ottimo giovine, — proseguì la bella rosa, che avea fermo il chiodo in quella