Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 32 — |
e latino, per amore di classificazione, a que’ bei fiori che noi offriamo, insieme coi rilievi del nostro cuore, alle dive della ribalta, non può essere che un pedante, un arnese da museo, un tomo in folio che manda odore di rinchiuso, cinquanta passi discosto.
A costoro basterebbe rispondere che il più gran poeta del secolo, Goethe, è stato uno scienziato di vaglia, e lo studiare di chimica non parve disdicevole al creatore di Margherita e di Werther. Uno scrittore francese, e dei più originali, fa ancora, io credo, il giardiniere a Nizza, ed è tanto superbo di aver dato il nome ad una nuova varietà di camelie, come di averlo stampato, a molte migliaia di copie, nelle storie di Sous les tilleuls e di Fort en thème. Non gli è dunque vero che lo studio della natura inaridisca la mente. Egli è per l’appunto nello indagare la vita dei minimi che si aguzza lo ingegno alle più sottili analogie, e si fa la mano a tutte le varietà degli umani sentimenti. Gli amori misteriosi delle piante, le simpatie che governano il mutamento dei colori nei petali della viola del pensiero, o della camelia, iniziano meglio d’ogni altra cosa al segreto lavorìo delle passioni. La