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giorno nello spazio, agitando e rassodando in sè medesima tutti i germi delle cose. Per tal guisa, di naturalisti si diventa astronomi; si corre di analogia in analogia, di ipotesi in ipotesi, a bisdosso delle comete; si naviga da Marte ai pianeti telescopici, da Giove a Saturno, a Urano, a Nettuno, e si è balestrati fuori del sistema solare a investigare i segreti della Via lattea. La scienza è una grande catena; la cellula che forma il tessuto organico del microscopico infusorio e le sterminate migliaia di mondi che si riflettono in un cantuccio di lente del vostro telescopio, sotto la pallida forma di una nebulosa, sono i due capi della catena, che ambedue si saldano nell’infinito, nello infinito dove l’anima, sbigottita dapprima, vacilla e dubita di sè stessa, poi confidente si addorme.

Guido Laurenti era tutto a questi studi geniali, alternando le materie, e la teorica colla pratica. Mattiniero come le lodole, dava le prime ore alla botanica del suo giardino, volonterosamente inchinandosi a tutti gli uffici del perfetto giardiniere. Sarchiava, innaffiava le sue aiuole, potava i rami, curava le margotte, maritava le viole e i garofani, creava nuove famiglie di tu-