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a cotesto non ho avuto mestieri di studiarla. In quanto a lui, fa la sua strada. Dieci anni di amore, dei quali bisogna contarne quattro di catena, gli hanno fatto sentire il bisogno di scuotere il giogo. Egli ha fatto come una delle tue crisalidi, dopo una troppo lunga dimora nel bozzolo.

— Egli è un tristo! — interruppe Laurenti.

— Un tristo? e perchè? qui posso darti lezione io, Laurenti. Questa che tu biasimi, è la natura dell’uomo, come della crisalide.

— Lo credi? Sarà: ma, dato il caso, a me pare di non essere di questa specie di animali.

La conversazione tirava al serio; Laurenti s’era fatto buio come un’imposta chiusa. Stava per cominciare il terz’atto dell’opera, e l’amico mi porse la mano, a mo’ di commiato.

— Te ne vai?

— Sì, me ne vado.

— Aspettami, vengo anch’io.

— O che? — mi disse egli, accompagnando la frase con un sorriso ironico. — Non rimani a studiare la densità della tua stella?

— Ti pare? La m’è venuta in uggia maledettamente.