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occhi, quando a caso si posavano su qualcheduno, avessero virtù di trapassargli il cuore e lasciar nella ferita l’impressione gelida dello strumento omicida, la ci avea pure un non so che di vergineo, anzi d’infantile a dirittura, che traspariva da tutti i suoi modi, e guai a chi ci si fosse lasciato cogliere; imperocchè quel candore, se non era artificiale, era pur tuttavia il più pericoloso di tutti gli artifizi, come quello che era in lei un retaggio della natura, una forma, un’apparenza, una lusinga di più, della quale essa era come inconsapevole, ma che, anco inconsciamente, le serviva per tirarle ai piedi quegl’incauti, che poi dovevano morire assiderati sulla soglia del santuario, sempre chiuso com’era.

Io ho parlato colla marchesa Bianca due volte appena, in tutto quel tempo ch’ella stette a Genova, ma tuttedue le volte in carnevale, colla maschera sul volto. L’incantesimo di quella sua meravigliosa bellezza o di quel candore vergineo fu tale, che la paura soverchiò la fidanza, e cansai sempre le occasioni di esserle presentato. Dell’anima mia nel mondo di là non so che debba accadere; ma se l’inferno c’è, non voglio cominciare a provarlo nel mondo