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vincolo; ella rafforza l’affetto quando è vivo e lo fa parer vivo quand’esso è già morto. Per tal guisa durano certi amori e certe amare ricordanze che la dignità offesa dovrebbe aver discacciate dall’anima. Imperocchè, se il cuore sanguina, la ragione può rimarginare la ferita; ma la consuetudine, quest’abito morboso della esistenza, offende i nervi anche dopo il risanamento, e riproduce la sensazione del dolore.

Quell’ora dunque era vuota; nessuna novità veniva mai a turbarne la solitudine dolorosa, e la povera inferma, seduta in un angolo del suo pensatolo, suggeva più veleno in quell’ora che in tutto il rimanente della giornata. Guido Laurenti, senza conoscere la cagione, aveva indovinato il male, anzi il punto culminante del male.

Entrato nel salotto della signora Argellani, egli stette a discorrere di cento cose. Ella era un tal poco distratta: ma era già molto che non fantasticasse da sola. Di discorso in discorso, di palo in frasca, si venne a ragionare di viaggi, e Laurenti si fece a dirle della mania ch’egli aveva da giovine di correre il mondo, mania tanto più forte, quanto egli era più impossente a soddisfarla.