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tosto, e volse al suo medico il più affettuoso saluto.

Laurenti intese quel senso di molestia, e si sentì stringere il cuore; ma vide il pentimento subitaneo e si riebbe. Il volto diafano della signora era uno specchio fedele di tutte le interne sensazioni.

— Signora, le disse egli inchinandosi, le chieggo scusa e licenza ad un tempo di venirla a turbare nella solitudine del suo giardino. Ero venuto a cercare del Giacomo, del mio amico e collega in botanica.

— Ella non ha da chiedere nè licenza nè scusa, signor dottore, ed è qui, come lassù, padrone assoluto.

— Grazie; ed io vengo per l’appunto a far atto di padronanza.

— Ah! esclamò là signora con un sorriso che invitava a proseguire.

— Sì, soggiunse Laurenti, debbo impadronirmi d’una bella varietà di viole del pensiero, la quale io non ho, e il suo giardino ne ha parecchi esemplari. Così passeggiando sono sceso ne’ suoi dominii....

— Col fidato volume tra mani, aggiunse la signora.

— Fidato davvero; è il mio Virgilio.