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sistano nel dar leggi ai popoli, nello scoprire i segreti della natura, nel sottoporre a teoremi il finito e l’infinito. V’hanno gaudii più conformi all’odierno modo di vivere della donna, i quali superano di gran lunga quelli dello scienziato e del pensatore, ed Ella non vuol metterli in conto?

— E quali sono? — chiese la signora Luisa.

— La storia progressiva della educazione e della importanza della donna nell’umano consorzio li dimostra assai meglio d’ogni mio ragionamento; — rispose il giovine. — Andando per due o tremil’anni a ritroso nella storia della civiltà, noi vediamo il ginecèo essere l’antica forma dell’esistenza femminile in quella medesima società di cui siamo gli eredi. Colà, in que’ tempi, la donna non è che strumento di voluttà. I figli stessi che essa dà alla luce, non li educa lei. Sparta ed Atene educano i figli in comune; Roma stessa li sottrae per tempissimo alla madre, per metterli sotto la bacchetta del precettore. L’adolescente romano canzona sua madre intorno alle segrete trattazioni del Senato, e gli scrittori applaudono a quell’arguto sen-