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vita più malinconicamente vissuta, egli c’è sempre alcun che di leggiadro, di gentile, poniamo il canto di un usignuolo invisibile, la favella arcana di una onesta coscienza, o il soffiar della brezza, o un raggio di sole, alito e luce di poesia, che i crassi vapori della tristizia dei più non possono dileguare nè spegnere nelle anime elette. Guai se non fosse così; guai se l’istinto della conservazione non fosse riposto qui, nel profondo del cuore. Chi di noi non vorrebbe farla finita, e rompere ad un tratto questa catena di miserie? Il suicidio, atto di aberrazione, quando non è una pena volontariamente inflitta alla colpa che si giudica da sè, diventerebbe la cosa più normale del mondo. Ella ama la vita, signora; Ella ama la vita, inconsapevolmente, come l’amo io apertamente, dopo aver bevuto la sua coppa, e sentito che era amara. Dunque, signora, mi lasci parlare, mi consenta di entrare nel segreto del suo cuore, colla discreta autorità del medico e dell’amico. La sua malattia è una di quelle che crea il pensiero, e in esse si compiace; ed Ella si strugge, perchè il pensiero, dopo aver dato argomento al male, assiste inerte ai suoi spaventosi progressi.