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un giorno a caso conobbe, nè tutte per bene, e che battezzò tutte con orribili nomi. Nel caso della vostra signora, e’ non c’era a far altro che stimolare un tratto l’inerte materia, e questo ho fatto io, senza molta fatica.

— Sì, sarà vero, ma queste sostanze bisogna saperle adoperare a tempo e luogo. O che, mi canzona? Vossignoria è un gran mago, e non vuol sentirselo a dire.

Laurenti si messe a ridere, e salutato il buon giardiniere, si avviò verso la palazzina.

Anche per la signora Argellani il sole s’era levato più bello, quel giorno. Ella s’era alzata alla sua ora consueta, e stava seduta presso la finestra, a bere la tiepida aria del mattino, quando Laurenti entrò nel suo pensatolo.

La donna gentile arrossì lievemente, come poteva una povera anémica, vedendo il suo giovine Esculapio.

— Signora, — balbettò egli, inchinandosi profondamente, come per nascondere la sua commozione — già alzata a quest’ora?

— Sì, mi sentivo meglio, assai meglio dei giorni scorsi; — rispose la signora Argellani, — ed ho voluto poterle testimo-