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Il giovanotto s’era addormentato con cinque o sei libri di medicina tra le pieghe del suo coltrone, e si svegliava più tardi del solito. Però, quando fu alzato, vide che il servitore aveva fatto egli stesso il giardiniere, e maneggiato l’inaffiatoio per lui; cosa che non era accaduta tre volte in un anno.

Si vestì con la sua eleganza consueta, che era gemella della semplicità; passeggiò alquanto pei viali; poi quando gli parve ora, scese nella viottola, e spinse l’uscio del giardino di sotto, che il Giacomo aveva già aperto secondo la sua intenzione.

Il Giacomo, dal canto suo, quantunque non avesse nulla a fare laggiù, stava baloccandosi nella prateria, e rimondava un salice, che ci aveva la gran ventura d’essere vicino a quella postierla per cui doveva entrare il Magnifico.

— Buon giorno a Vossignoria — gridò il giardiniere, appena lo ebbe veduto. — Questa mattina ella ha aspettato l’alba dei tafàni per alzarsi da letto.

— Sì, ero un po’ stanco. Ma come va la signora?

— Benissimo, e sia benedetto il medico che l’ha curata! Io ci ho proprio avuto