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niva dopo quello della marchesa di Roccanera, anzi, chiudendo il libro, combaciava con esso.

— Chi è costui? Ah, lo ricordo, il Percy; un bel giovine, in fede mia; occhi neri e grandi; capelli nerissimi e lucenti; i contorni finissimi; ma egli c’è alcun che di duro, di sarcastico, in questa fisonomia che vuol parere soave. Gli è stato messo accanto alla marchesa Bianca, alla Bianca, come dicono i nostri eleganti, e ci sta bene. L’altro giorno erano insieme all’Acquasola, ella su d’un magnifico leardo pomellato che correa l’ambio, ed egli su quel sauro che ha comperato per quindicimila lire dal Nelli di Rovereto, e il Nelli le ha subito perse in una notte al Casino. Ma che diamine vo almanaccando io? Qui non c’è l’uomo ch’io cerco, e forse ha ancora da nascere. Quella è una malattia la cui causa morale è una negazione, e non altro. —

Buttata là questa sentenza, e l’albo sulla tavola, si alzò più contento, per ritornare nella camera della signora Argellani.

La bella inferma si era addormentata, e la lieve respirazione, il battito regolare del polso, sebbene assai debole, facevano testimonianza del buon effetto delle frizioni aro-