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Luisa era come una povera pianta, che aduggia, intristisce, sottratta alla benefica azione della luce. Che grave rammarico aveva fatte le tenebre intorno a lei? Qual era il sole della sua vita, che, oscuratosi ad un tratto, le scemava negli interni meati e le scolorava il sangue, nutrimento necessario dell’organismo umano?
Questa era la incognita che Laurenti avrebbe voluto scoprire. E intanto chiedeva alle fanti che cosa avessero fatto per richiamarla in sè stessa.
— Le abbiamo spruzzato il viso, — risposero, — con acqua di fior d’arancio.
— Che! Non serve a nulla. C’è acqua di Colonia?
— Credo di sì, — rispose la signora Tonna, avvicinandosi allo specchio, dove erano boccette di acque odorose.
Ma siccome la signora Tonna, da quella tranquillona che era, non si spicciava punto, Guido corse egli stesso a rovistare in tutti quelli arnesi del mondo muliebre.
— C’è dell’acqua di Felsina; — disse la governante, — ma di Colonia non ne trovo.
— Acqua di Felsina? tanto meglio; è più aromatica. Prendete qui, voi altre, strofinatele con quest’acqua il petto.... più giù....