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Laurenti fu fatto passare dalla governante in un salotto, e di là nel pensatoio della signora Argellani, dov’ella aveva i suoi libri e il suo telaio da ricamo, quindi nella camera da letto.
Egli penetrava a bella prima nel santuario della dea; ma il suo turbamento non gli consentì di badare a cotesto, nè allo sfarzoso buon gusto che aveva presieduto all’arredamento di quella camera.
Su d’un letto a baldacchino di seta azzurra come i paramenti della camera, adagiata sul copertoio di raso color di rosa, trapunto a fiorami, era la signora Argellani, vestita ancora, ma col seno discinto. Le sue fanti, non avendo avuto tempo nè agio a spogliarla, si erano fatte ad agevolarle il respiro a furia di forbici, tagliando per tal guisa la vita della veste, il busto e lo scollo di una camicia di tela battista, che pendeva arrovesciato a brandelli.
Il giovine si accostò al capezzale. La signora era bianca e fredda come persona morta; e tuttavia, sebbene così fredda e bianca, cogli occhi chiusi e le labbra scolorate, appariva bellissima; quel collo e quel seno, mirabilmente modellati, davano immagine di quelle stupende forme di cera