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viatico che gli sarebbe bastato per un mese di strada. Più tardi certamente sarebbe venuto il desiderio di nuove cose; imperocchè nessuno ignora esser l’amore una specie di scala di Giacobbe, il cui capo è arrembato all’uscio del paradiso e salito il primo piuolo si vorrebbe salire il secondo e così via via fino a tanto che non si giunga a cantare le litanie coi serafini. Ma Laurenti avea fatto un po’ di sosta, come per misurare l’altezza a cui era giunto, e già gli pareva un bel tratto.

Il momento di ripigliar la salita, anzi di spiccare un gran volo a dirittura, veniva intanto senza che egli se ne accorgesse, senza che ei lo aiutasse, o vi si disponesse colla tensione dei nervi.

Una sera, verso le nove, egli stava nella sua biblioteca (ma non potrei giurarvi che studiasse) allorquando udì scampanellare all’uscio di strada. Si fece alla finestra, in quella che il servo, uscito dal pianterreno, andava ad aprire.

— Chi mai può essere, a quest’ora, e con tanta premura di entrare?

— Presto, presto! — gridò una voce affannata — dov’è il signor Laurenti? Venga subito, subito!