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delle nozze di Gctruda. Sorrise, in quella vece, e mutò discorso; poi cogliendo il momento che un famiglio veniva a quella volta, per dire qualche cosa a Dodone, si accomiatò dal vecchio e andò verso il suo cavallo, che lo aspettava davanti alla casa.
— Tuo padre vuol maritarti; — bisbigliò egli a Getruda, nel passarle daccanto. — Resisti, se vuoi essere ciò che devi; non dare a servi la tua bellezza, che è degna di più alta fortuna.
— Ahimè, signore! — mormorò Getruda. — Povera bellezza, che nessuno vedrà!
— L’ho veduta io, che saprò farla risplendere agli occhi del mondo; — replicò il castellano. — Pensa a Fredegonda.
— Se mio padre vorrà, dovrò pure obbedirgli.
— A questo penserò io. Promettimi soltanto di non risolver subito, di non precipitare, di non guastare i disegni di un uomo che t’ama. —
Getruda chinò la fronte, arrossendo, come avrebbe fatto alla frase insidiosa di un viandante ammirato. Ma Dodone aveva un occhio