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nando le sopracciglia e componendo il volto ad una espressione di umanità signorile. Non era bello, il castellano Rainerio; aveva i lineamenti risentiti e duri, che davano alla sua faccia un aspetto sinistro; ma una barba nerissima, di cui aveva gran cura, accomodava bastantemente, accompagnandola, quella durezza di profilo aquilino, a cui rispondeva la imperiosità dell’occhio grifagno. Le sopracciglia del personaggio erano folte ed ispide, anche spesso corrugate; ma scendeva ad ammorzarne la terribilità castellana il berretto a testiera tonda, con l’ala arrovesciata torno torno, che somigliava abbastanza al cerchio baronale imitato dalla corona dei re merovingi. La statura era vantaggiosa e le membra gagliarde, a cui non istava male il giustacuore di cuoio, mezzo nascosto da una corta zimarra di scarlatto verde, aperta tanto sul petto da lasciar vedere la moneta romana imperiale, che pendeva, simbolo d’autorità, da una catenella d’oro massiccio.

Vi ho detto che le sopracciglia del fiero uomo si erano spianate, alla vista di Getruda.