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Alpi, le donne di Cosseria si radunavano alla veglia nelle grandi stalle di Dodone; e là, confortate dal caldo, in mezzo ai buoi che riposavano sui loro giacigli di paglia spesso rinnovata, al fioco lume di una lanterna sospesa al trave di mezzo, vecchie e giovani filavano allegramente. Non tutte, s’intende, riescivano a filare le due conocchie per sera, che sono l’obbligo e l’onore della buona filatrice. Le giovani, per esempio restavano troppo spesso incantate ai racconti di fate e di versiere che qualche vecchio faceva; o troppo spesso si fermavano a ridere, per qualche graziosa parola sussurrata al loro orecchio dai giovanotti, che stavano dalla parte loro, o seduti su d’una panca, o ritti con la spalla al muro.

Quando c’era Marbaudo (e c’era spesso, non dubitate), anch’egli raccontava le sue storie. E piaceva alle vecchie, che non offendeva mai, mutandole in vecchie streghe, come è vizio della gioventù, che non pensa di doverci arrivare anche lei, all’età dei capelli bianchi e arruffati, delle faccie grinzose e delle bocche