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Capitolo II.
Di un nuovo Landerico, che andava in traccia di un’altra Fredegonda.
Marbaudo era un bel giovinotto bruno, gagliardo di membra, e mite d’animo, poi, così mite, che in certi momenti non pareva aver coscienza della sua forza. Agile e destro nei giuochi, com’era valido allo maggiori fatiche, aveva nello sguardo una grazia quasi infantile, e portava con un corto garbo le sue umili vesti di montanaro.
Quel giovane atleta, che pareva così timido alla presenza delle donne, era audacissimo nelle cacce sui monti, infestati allora da lupi, e nelle corse notturne per valli e foreste. Nell’inverno, quando un lenzuolo di neve si stendeva a più doppi su quegli ultimi sproni delle