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a cui egli, come povero aldione, obbediente all’autorità più vicina, dava il frutto delle sue fatiche, e da cui finalmente otteneva aiuto e protezione nei momenti di bisogno.

Rainerio, come potete immaginare, confortava con la sua autorità la logica del vecchio Dodone. Era egli che dava l’aiuto e la protezione in nome del conte; egli che rinunziava liberamente ad una parte di tributo, quando gli era dimostrato che quella parte dovesse andare a benefizio del fondo, a restaurare la casa, a rifar la ruota del mulino, o la pescaia per il martinetto. Ora per questo, ora per quest’altro lavoro, aiuto, o consiglio, il castellano era spesso a Croceferrea, dal suo protetto Dodone; vedeva coi suoi occhi tutto quanto bisognasse per migliorare quella tenuta, da lui chiamata la perla dei possedimenti di conte Anselmo; e vedeva anche, e guardava molto un’altra perla, che era la figliuola di Dodone, la bella Ingetruda, che noi, imitando gli abbreviatoci volgari del tempo, chiameremo Getruda.

Vi ho detto che era bella; aggiungerò che