Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 333 — |
che ci ha fatto girare lungamente, ed anche senza frutto.
— Come! — esclamò Anselmo, — i miei valenti cacciatori si saranno imbattuti in una così nobile preda, e l’avranno lasciata fuggire?
— Pur troppo, messer conte. Tre volte abbiamo sperato di raggiungere quello stupendo animale; tre volte gli abbiamo scagliate le nostre verrette, ma invano; chiedine a Bertrando, che ci ha speso inutilmente i suoi dardi infallibili. Quando il fatto singolare è avvenuto, eravamo al limitare della macchia del Ronco di Maglio. 11 cervo evitò il colpo, spiccando un salto prodigioso, e si gittò in una forra. Son così fìtti lassù i faggi e gli abeti, che non abbiamo potuto avventurarci le nostre cavalcature. E allora, vedendo che forse ci eravamo già troppo allontanati, abbiam fatto consiglio, e deliberato di cessare la caccia, per ritornare da te.
— Avete fatto bene, — disse il conte, assentendo. — Nè altra selvaggina vi ha pagati delle vostre corse?