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triangolari all’intorno, e con una gran coda di serpente che aveva mandato un fischio acuto, partendo. Dietro a lui, da una finestra della casa erano esciti a volo più di cento, più di mille spiriti affollati, quali rossi come fiamma, quali neri come fuliggine, battendo le grandi ali di pipistrello e stridendo a guisa di uccelli rapaci.

— Ringraziamo il Signore, che ha liberata la casa; — disse Luitprando; — e preghiamo per questa morta, sperando che Iddio misericordioso le perdoni i suoi falli. —

I sacerdoti s’inginocchiarono e dissero intorno al letticciuolo di Getruda le preghiere dei defunti.

All’estinta alcune donne caritatevoli avevano chiusi gli occhi e tirato un pannilino sul volto. Luitprando aveva appoggiata sul letto la croce.

Pregavano tutti, tranne Dodone, che rideva e piangeva alternamente, e che fu pietoso consiglio di amici condurre all’aperto, dove non avesse più sotto gli occhi il triste spettacolo della morta figliuola.