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Tutto ad un tratto si udì rumore di dentro, come di persone che lottassero; poi un grido acuto, e un colpo sordo di qualche cosa, o corpo umano, od arnese pesante che fosse stramazzato sul terreno; poi più nulla. Marbaudo non istette alle mosse.

Ma egli era a mala pena davanti alla soglia, che si vide ricomparire Dodone.

— Ebbene, che è? — domandò ansioso Marbaudo.

Dodone guardò il giovane con occhi sbarrati, ma non rispose parola.

— Tua figlia.... — riprese Marbaudo, atterrito. — Che è di tua figlia?

— Figlia! — mormorò il vecchio ripetendo la parola, ma senza intendere il senso della domanda. — Che figlia? di chi?

— Getruda, la figlia tua, la tua diletta Getruda. Non sei tu entrato or ora, per cercare tua figlia? E l’hai veduta, perchè essa è in casa, non è vero?

— Vero! che cosa è il vero? — disse Dodone, tentando di aggrapparsi all’ultima parola del suo interlocutore. — Perchè dici tu il vero? —