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che arrivasse molto vicino, perchè egli finalmente si avvedesse di quella folla che stava sull’aia, aspettandolo.

A tutta prima diede un’occhiata di stupore; poi vide i canonici con le stole, vide la croce sorgente dal mezzo del sacro corteo, ed ebbe l’aria di cercare dentro di sè la ragione di un fatto così strano.

Bene avrebbe potuto chiederla agli astanti, che conosceva tutti per nome; ma in quel punto gli si affacciò alla mente il timore di una disgrazia, avvenuta in casa sua. E non istette a pigliar lingua; si scosse, diè un urlo, agitò la lunga capigliatura scarmigliata, e con rapido moto si volse alla soglia.

— Che si fa? — domandò qualcheduno. — Sarà bene seguirlo. —

Marbaudo si muoveva, per andar egli; ma lo trattenne il canonico Ansperto. — Egli entra in casa sua; non disturbiamo il padrone; — diss’egli. — Vedremo tosto se gli bisognerà il nostro aiuto. —

Si rimase alcuni istanti in silenzio, ansanti, con l’orecchio teso, aspettando.