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c di cavalieri, sbucati lì per lì dalla macchia, e tutti vestiti di rosso. Evidentemente, il vincitore andava a prendere la sposa, lasciando il castellano Rainerio svenuto, forse morto dallo spavento, sul sagrato della chiesuola, e due scherani di lui malconci sul prato.
— Non c’è tempo da perdere, — disse uno dei canonici, — bisogna correre a Croceferrea, per impedire un guaio più grande. —
Infatti, lassù era andato quella mattina il conte Anselmo, e a lui poteva capitare una disgrazia irreparabile; il conte, a dir vero, non trattava bene la chiesa, poichè usurpava le sue terre; ma, infine, non mostrava di sprezzarne i ministri, e qualche bel presente lo aveva anche fatto, alla chiesa di Santa Maria. Poi, era il conte; in lui risiedeva, per volontà del cielo, l’autorità suprema; in lui era una valida difesa contro i predoni della montagna e contro i Saraceni, che già qualche volta avevano osato mostrarsi nelle alte valli della Bormida, non contenti di far bottino sulle spiagge indifese della Liguria.
— Ebbene, — disse Ànsperto, non osando