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tre figli; e nessuno della seconda, che fu Gerberga, figliuola a Berengario II. Di quei tre figli, Guglielmo che aveva il nome del nonno paterno, morì innanzi il padre; Ottone, che noi possiamo ammettere così nominato da un supposto avo materno, fu il capostipite dei conti e marchesi di Monferrato; Anselmo ebbe la parte sua dell’eredità paterna nelle terre verso Appennino ed il mare.

Il conte Anselmo viveva ancora in Acqui, come ci aveva il fratello maggiore, e teneva nel feudo di Cairo un suo castellano, o gastaldo, a curare le sue ragioni, ad amministrare la giustizia, a levare i tributi in suo nome. Rainerio, che tale aveva nome il castellano, era l’uomo tagliato a bella posta per quell’ufficio. Nessuno era più duro, più superbo, più inesorabile di lui. Era anche un uomo litigioso, e se gli piacevano le belle donne e il buon vino, cose che il signore Iddio aveva messe in terra (diceva egli) a consolazione dei forti, non gli piaceva meno di farla vedere (anche questa era una frase sua) al vescovo d’Alba, che vantava diritti, non sem-