Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 299 — |
— È presto detto, e te ne farà fede Scarnine, che lia gridato per tutte queste valli il mio editto comitale. Il vincitore sposerà la bella Ingetruda, ma si obbligherà a vivere nella casa di Dodone, lavorando nel manso di Croceferrea, come censuario mio e vincolato alla terra che dovrà dargli l’ospizio.
— È grave, il patto, — rispose Legio, — ma nonèincomportabile. Per i begli occhi d’Ingetruda si può far questo ed altro. Ma vorrai tu, e volendo, potrai costringere a questo ufizio servile un uomo della mia levatura, sangue d’imperatori, e a te superiore di tanto, o figliuol di Aleramo? Pensa, o buon conte, che io posso comperare ad oboli d’oro tutta la tua marca montanina, e quella di Oddone tuo fratello. Qui, su quest’aia, posso noverartene tante migliaia, quante tu non ne hai vedute ancora, e quante non ne accolse la Camera imperiale di mio cognato Ottone II in tutti i suoi anni di regno. E ciò, finalmente, senza alcun danno del vecchio Dodone, mio amatissimo suocero, che son dolente di non veder qui, e che io farò ricco di terre e di