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in traccia di selvaggina, poichè ad altra caccia volgeva egli il pensiero. E Fredegonda aveva ben volentieri dimenticato, per il conte Anselmo, il castellano Rainerio, quel povero sciocco che per altri le aveva riscaldate le ambizioni nell’anima.

Ed ecco, nello spazio di mezza giornata, un’altra gualdana, ben piùricca, ben più nobile della prima, ascendeva il poggio di Croceferrea per lei.

Come non sentirsene orgogliosa? E la bianca Getruda guardava, beveva per gli occhi attoniti quelle insolite grandezze, che rispondevano mirabilmente a tutti i suoi sogni ambiziosi; nè più sapeva spiccarsi da quel nobilissimo cavaliere, che parlava con tanta asseveranza al conte Anselmo, volgendo a lei tante occhiate di desiderio.

E quel cavaliere non era un conte; non era un duca d’Occidente; era lo stesso fratello dell’imperator di Bisanzio; era nato sui gradini del primo trono del mondo; per una parte toccava all’impero d’Oriente, per l’altra all’impero d’Occidente, come fratello di Basi-