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mano di Getruda, figlia a Dodone di Croceferrea. La gran fama di bellezza che accompagna il nome di questa Getruda, m’ha invogliato di entrare in gara ancor io. Perciò ho fatto sosta con la mia gente sul passo dell’ppennino; ed eccoti come e perchè non mi avete oggi ospite nella casa di Aleramo. Non me ne dorrò, e per due ragioni, che intenderai facilmente, in primo luogo se io fossi ora nella tua corte in Acqui, non avrei avuto il piacere di vedere che tuo fratello Oddone, poichè tu eri qua, in cerca di selvaggina; e poi, non avrei guadagnata una sposa così meravigliosamente bella, come questa Getruda. —

E si volgeva, così parlando, alla giovane, che stava là, sul limitare della casa, guardando quella nuova scena, tanto più meravigliosa della prima.

Ricorderanno i lettori che poche ore innanzi era giunta lassù la gualdana del conte Anselmo; insolito spettacolo per la figliuola di Dodone.

Il conte aveva mandati più oltre i suoi militi,