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del Carolingio, il conte Guglielmo era particolarmente indicato per far legnaggio feudale sul confine settentrionale occidentale d’Italia. Ed egli ed i discendenti suoi non vennero meno all’ufficio, dominando con varia fortuna dall’estremità del Monferrato sino al mare, tra Savona ed Albenga, e qua e là, nell’ampio territorio, spesso turbati nel pacifico possesso da rivolte di popoli, da contestazioni di vescovi, da privilegi di monasteri; tutte cose che non li lasciarono aver bene, costringendoli a frequenti concessioni, a donazioni, a sbocconcellamenti di dominio. Là dove meglio poterono, come in Acqui, in Casale, il loro ramo principale riuscì ad un vero principato ereditario, che fu di Monferrato, con titolo di conti e marchesi. Ugual titolo ebbero i discesi dal ramo minore, ma non eguale fortuna; e il feudo, non potendo trasformarsi in principato, corse le sorti di un patrimonio privato.
Ma qui non debbo raccontare la storia degli Aleramici Carrettensi. Mi preme soltanto di farvi sapere che il vecchio Aleramo, da una prima moglie, di cui s’ignora il casato, ebbe