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Non mancavano sulla berretta le penne di gallo nero; ma il gallo, si sa, era simbolo regio.

K poi quello poteva essere un bel capriccio di Costantino Macèdone, fratello dell’imperatore Basilio, il cui nome, in greco, significava re per l’appunto; e testa e zampe ed ali di gallo aveva il basilisco, favoloso animale, che regnava in tutte le paurose leggende d’allora.

— Tu non mi conosci, conte Anselmo; ma sono io Costantino, figlio a Romano II e fratello a Teofania, vedova di Ottone II e madre del tuo imperatore.

— Come tu qui? — mormorò Anselmo, non sapendo attaccare altrimenti, il discorso. — Perchè non ti abbiamo mai veduto in Acqui, ospite nella casa di Aleramo?

— Non era questa la mia strada; — rispose il nuovo arrivato; — ma ci sarei venuto benissimo, poichè la mia galera ha dovuto approdare a Savona, invece di toccare il porto di Genova, donde mi sarei posto in cammino per Pavia e Milano. Giunto a mala pena in queste valli, ho udite le nuove di questa pazza gara che si faceva, per ottenere la