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baudo, che istintivamente si ritrasse. Ma là presso la chiesuola di San Donato, c’era non più anima viva. Si vedeva bensì il castellano Rainerio, ma lungo disteso sul limitare del sagrato, come un corpo morto.

Laggiù, sulla strada di Cairo, i due scabini fuggivano a gambe levate verso il borgo; e davanti a loro, ma assai più svelti, con le ali alle calcagna, i famigli di mastro Scarrone.

— Vedeteli là, i paurosi! — disse Legio, ghignando. — E quest’altro, che ha avuto più paura di loro, e gii son mancate le gambe! Non è mica morto, il cane! — soggiunse, allungando una pedata al castellano. — È svenuto come una vil femminetta. E costoro vogliono spadroneggiare nel mondo! Ma dov’è mastro Scarrone, principe dei banditori, trombettiere eccellente per il giorno del giudizio? Ehi, mastro Scarrone, dico a te; esci fuori dal tuo nascondiglio, se non vuoi che venga io a pigliarti per un orecchio. Credi tu che io non ti veda, accoccolato dietro la siepe? —

A quelle ultime parole il banditore si mosse, e comparve fuor dalla siepe, con la sua fac-