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scherani, non istette alle mosse; il terrore gli pose l’ali alle calcagna.
Marbaudo non si mosse. Per lui, disperato, meglio valeva il morire.
— Va via! — gli disse il terribile falciatore, mentre la falce passava ancora una volta, ma raccorciandosi rasente al povero sconfitto.
— No! — disse Marbaudo. — Ti ho conosciuto. Tu sei il maligno. Nel nome di Dio, e nel segno della santa croce, tu ti allontanerai dalle gare degli uomini.
— Non chiamare il nome di Dio invano! — rispose quell’altro. — È uno tra i primi comandamenti della legge. Io, del resto, a te non voglio far male. Voglio Getruda.
— Getruda! — mormorò Marbaudo, profondamente turbato. — Ahimè! che ti abbiamo noi fatto?
— Tu nulla, poveraccio.
— E allora perchè mi rubi ciò che doveva esser mio?
— Distinguo. Se doveva esser tuo, non era ancor tuo, ne convieni? Io dunque non ti rubo nulla. Aggiungi un particolare, che ha