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vicino di destra. Era il Matto, come sapete. E il Matto era rimasto immobile, bianco, smorto nel viso, come una statua di sale. La gran falce raggiunse presto anche lui, ina si fermò davanti a’suoi piedi; poi seguitò, andando oltre; e recidendo a furia il maggese, scoperse i due scherani, che lavoravano l’uno a fianco dell’altro. Ma come li ebbe scoperti, la gran falce non si fermò; seguitò a falciare, allungandosi sempre, allungandosi ancora, e troncò nette le gambe dei due campioni di Rainerio.

— Senti com’ò nodoso, questa fieno! — esclamò il falciatore gigantesco. — Si direbbe osso, non erba. Ah, perbacco! ho capito; — soggiunse egli, ghignando, mentre quei due stramazzavano sul terreno; — erano due paia di gambe. Ma chi ha consigliato a voi di mettervi in gara? —

E frattanto la falce correva, allungandosi sempre; correva con moto uniforme da una estremità all’altra del prato.

Il Matto, che la vide tornare dalla parte sua e che aveva veduta la sorte toccata ai due