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di lavorare dalla parte del fiume, e si voltava verso Marbaudo.
Il giovanotto tese l’orecchio, e senti che la falce si avvicinava, si avvicinava sempre più.
Levò la persona sbigottito, ficcò gli occhi davanti a sè tra le vette del fieno, e vide una cosa strana, il luccichio della falce, che correva a tondo, levando scintille attraverso gli steli non ancora recisi.
E intanto, a grado a grado, il falciatore si faceva più lungo, di guisa che tutto il busto soverchiava l’altezza dell’erba; e le braccia si allungavano in proporzione, e il manico della falce cresceva a dismisura, ed anche il ferro lucente.
Ogni colpo di quella falce, menata a tondo, da un lato all’altro del maggese, abbatteva tanto fieno quanto avrebbero potuto trasportarne due coppie di buoi.
Che prodigio era quello?
Per una volta tanto, Marbaudo restò immobile, guardando lo strano falciatore, e credendo di essere in preda ad un’allucinazione dalla sua stessa paura.