Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 256 — |
seguitare il castellano e di assistere a quella distribuzione di posti.
Raineriò collocò primo Marbaudo, sullo stesso confine del prato, dove sorgeva la chiesuola.
Andando oltre, verso la collina, assegnò il suo posto al Matto; andando ancora più oltre, collocò a giuste distanze le sue creature. Agli scabini parve che ciò fosse bene; e perciò, com’egli ebbe collocati quei due, accettarono il suo consiglio di correre indietro, per avvisare Marbaudo e quell’altro, che oramai potevano incominciare il loro lavoro.
— A voi, dunque! — disse Rainerio, appena fu solo. — il fieno è alto, e per un pezzo nessuno si accorgerà di nulla. Tu Ermenfredo, lavori per conto tuo, quanto basta, per far vedere che avevi incominciato di buona voglia; poi pianti lì e vai a dare una mano al compagno. Appena senti che noi ci avviciniamo per invigilare il lavoro (e di questo ti darà segno uno squillo di corno) corri subito al tuo posto, che gli scabini non abbiano ad avvedersi di nulla. Siamo intesi? —