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Ma non tremava più tanto, quella mattina, il castellano Rainerio; poichè Legio, il misterioso falciatore, non si era presentato alla gara, e gli altri competitori stavano aspettando i suoi cenni sul sagrato della chiesuola, dove certamente il maligno non avrebbe ardito mettere il piede.

Bene cuoceva al castellano, che il conte Anselmo fosse andato o Croceferrea; ma questo era un guaio non potuto evitare, e Rainerio non aveva altro, per consolarsene, fuorchè il ricordo, accennato dal conte, di una scena recente nelle vicinanze di Spigno. Se il conte Anselmo aveva veduta laggiù una giovane donna, che diceva bellissima, e tuttavia non aveva perduta la testa, bisognava sperare che non la perdesse neanche a Croceferrea, dopo aver visto Getruda. Misera speranza, veramente, era quella di Rainerio; ma anche dove il sostegno è poco, la mancanza del meglio fa sì che ci contentiamo del poco; tanto è vero che chi sdrucciola sull’orlo di un precipizio si aggrappa per disperato a un fil d’erba.

Ma infine, c’era altro da fare che crucciarsi.